Convenzione ONU: misure necessarie per il Consiglio federale
«Per molte persone con disabilità, una vita autodeterminata è una prospettiva assai lontana» afferma Pascale Bruderer Wyss, consigliera agli Stati e presidente di Inclusion Handicap. «Queste persone sono costrette ad affrontare ogni giorno numerosi ostacoli». La Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità è entrata in vigore in Svizzera nel maggio 2014. Ben due anni più tardi e per la prima volta, il Consiglio federale ha dovuto presentare un rendiconto al Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Negli ultimi anni la Legge sui disabili (LDis) ha apportato notevoli miglioramenti. È positivo il fatto che il Consiglio federale riconosca la necessità di un intervento e dichiari di voler affrontare il problema con il sostegno della politica nazionale volta ad aiutare le persone disabili. Il rapporto iniziale, tuttavia, non fornisce alcuna informazione in merito all’impatto della Convenzione sulla vita quotidiana delle persone con una disabilità e se e come essa verrà effettivamente attuata. Esso si limita a illustrare le basi legali esistenti.
La critica di Inclusion Handicap
Il mercato del lavoro è uno degli ambiti nel quale l’inclusione sembra essere tuttora una nozione sconosciuta: molte delle persone con disabilità che desiderano lavorare e sono in grado di farlo (a condizione che la loro professione sia adeguata) sono attualmente senza impiego. Il fatto che 18’000 persone lavorino in officine e non in un ambiente lavorativo «normale», indica che la Svizzera non è ancora pronta per un mercato del lavoro aperto. Mancano ancora una tutela efficace contro la discriminazione e degli obiettivi formali riguardanti le responsabilità dei datori di lavoro.
Inclusion Handicap ha analizzato nel dettaglio l’attuazione della Convenzione e ha redatto, in collaborazione con le diverse organizzazioni associate tra cui anche la Società svizzera SM, una valutazione critica in allegato al rapporto iniziale. Il prossimo anno Inclusion Handicap trasmetterà un «rapporto alternativo» al Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità, al fine di fare il punto della situazione sulle lacune dell’attuazione della Convenzione.