Virus di Epstein-Barr e SM – «Potrebbe essere possibile prevenire la SM con un vaccino»

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Uno studio su larga scala pubblicato sulla rivista «Science» conferma il già nutrito sospetto che il virus di Epstein-Barr (EBV), il patogeno alla base della «febbre ghiandolare di Pfeiffer», intervenga nella comparsa della sclerosi multipla. Nell’intervista il Prof. Dr. Jens Kuhle*, che ha preso parte al progetto, ci spiega i risultati.

Professor Kuhle, quasi tutti abbiamo il virus di Epstein-Barr, per lo più senza manifestare sintomi. Perché allora la sclerosi multipla (SM) si manifesta solo in poche persone?
Da precedenti studi sappiamo che esistono circa 200 fattori genetici di rischio della SM. Ciascuno di questi geni di per sé ha un effetto molto limitato, tuttavia in combinazioni sfavorevoli determina un netto aumento del rischio di sviluppare la malattia autoimmune neurodegenerativa. Ma intervengono anche fattori ambientali, quali ad esempio la carenza di vitamina D o, appunto, potenzialmente un’infezione virale. Probabilmente sono necessarie determinate premesse genetiche in combinazione all’infezione da EBV affinché la persona interessata sviluppi la SM.

Cosa ha spinto il team di progetto a studiare questo virus come possibile causa della SM?
Il sospetto che l’agente scatenante potesse essere un’infezione virale era già diffuso tra gli esperti. Ad esempio si sa che i bambini e gli adolescenti che contraggono la febbre ghiandolare di Pfeiffer (detta comunemente «mononucleosi») per un’infezione da EBV presentano un rischio circa due volte superiore di sviluppare la SM in futuro. Il team di ricerca di Alberto Ascherio ad Harvard (USA), responsabile della pubblicazione, aveva già raccolto in precedenti studi alcune prime evidenze dell’EBV come fattore di insorgenza della SM. Con l’analisi di una base di dati di circa dieci milioni di membri dell’esercito statunitense ora per la prima volta sosteniamo un molto probabile nesso causale (vedi studio).

Come si può immaginare il meccanismo con cui il virus causa la SM?
Vi sono molte possibili spiegazioni al riguardo. Da un lato, il virus di Epstein-Barr potrebbe attaccare direttamente i nervi e modificarli al punto che il sistema immunitario inizia ad attaccare la guaina mielinica, ossia lo strato protettivo dei prolungamenti delle cellule nervose. Ciò determina a sua volta il danneggiamento e la distruzione della guaina mielinica tipici della SM. Dall’altro lato potrebbe trattarsi di un caso di cosiddetto mimetismo molecolare: parti del virus imitano parti della guaina mielinica. Se il sistema immunitario riconosce e combatte il virus, le cellule immunitarie potrebbero in seguito riconoscere erroneamente anche lo strato protettivo proprio dell’organismo come agente estraneo e quindi attaccarlo. Ma di preciso il modo in cui l’EBV contribuisca allo sviluppo della SM dovrà essere chiarito in studi futuri. Queste sono solo due di tutta una serie di possibili spiegazioni attualmente oggetto di ricerca.

La sclerosi multipla colpisce da due a tre volte più frequentemente le donne rispetto agli uomini. Come si correla questo aspetto con il ruolo del virus di Epstein-Barr come agente scatenante?
Non lo sappiamo ancora. In generale, la differenza tra i generi resta un vero rebus. Sappiamo ad esempio che l’estrogeno esercita in realtà un effetto protettivo. E allora perché le donne sono maggiormente colpite dalla SM? Probabilmente la risposta è da ricercarsi nel fatto che le donne manifestano con maggiore frequenza carenza di vitamina D, anch’essa un fattore di rischio della SM. Ma è ipotizzabile anche che il virus di Epstein-Barr condizioni il sistema immunitario di uomini e donne in maniera differente.

Gran parte di noi adulti ha già contratto il virus di Epstein-Barr. Potremmo e dovremmo ad esempio proteggere i bambini dall’infezione con il virus per tutelarli dalla SM?
Effettivamente quasi tutti contraggono l’EBV, ma la maggior parte di noi non sviluppa la SM. L’evidenza da noi riscontrata circa il ruolo svolto dall’EBV nella SM non deve quindi scatenare il panico. Ma l’EBV può avere anche altre conseguenze dannose a lungo termine, quali ad esempio determinate patologie oncologiche. Di certo il virus non porta nulla di buono per l’organismo umano e sarebbe auspicabile un vaccino, di cui sono attualmente in fase di sviluppo alcuni prodotti. Allora forse si potrebbe prevenire anche la SM con un vaccino.

A suo parere, cosa comportano questi risultati per le persone con SM?
Vi è perlomeno la possibilità che l’EBV non intervenga solo come fattore scatenante della SM, ma anche delle riacutizzazioni dell’infezione. A oggi non vi sono dati a riguardo, o ve ne sono molto pochi. Se tale ipotesi dovesse essere confermata si potrebbe tenere sotto controllo la SM con terapie antivirali, in maniera analoga a quanto avviene per l’HIV. Gli attuali metodi di trattamento mirano a sopprimere il sistema immunitario in maniera più o meno specifica. In tal modo però le persone con SM sono più esposte a infezioni o, in seguito a vaccinazione, possono sviluppare una minore protezione, ad esempio contro il coronavirus. In tale contesto, una terapia antivirale sarebbe naturalmente un’alternativa molto promettente.

Dettagli dello studio

Per dimostrare un nesso causale tra il virus di Epstein-Barr e la sclerosi multipla, il team di ricerca internazionale ha utilizzato una vasta biobanca dell’esercito statunitense, dove nel corso di svariati anni sono stati raccolti campioni di sangue di circa dieci milioni di militari. Analizzando i campioni raccolti all’arruolamento e successivamente a intervalli di due anni, i ricercatori sono riusciti a dimostrare che in quasi tutti i casi i primi segni di SM sono stati preceduti da un’infezione da EBV: di 35 soggetti ancora negativi all’EBV alla data del primo campione di sangue e che in seguito hanno sviluppato la sclerosi multipla, 34 avevano contratto il virus prima dell’inizio della SM.

Simultaneamente, ma comunque in precedenza rispetto alla prima manifestazione della SM, tali soggetti presentavano anche concentrazioni aumentate della catena leggera dei neurofilamenti, un biomarker molto sensibile del danno neurocellulare tipico della SM. Circa gli esiti di questo studio è interessante notare anche come per un altro virus, altrettanto comune, come il citomegalovirus (CMV) non sia stato rilevato tale nesso con la SM: ciò va a corroborare l’ipotesi di uno specifico ruolo dell’EBV nell’insorgenza della SM, a conferma di precedenti dati del gruppo di lavoro di Basilea che dimostrano come ai primi sintomi della SM vi sia una maggiore reazione immunitaria all’EBV ma non contro il CMV.

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* Prof. Dr. Jens Kuhle, Basel, ist Leiter des Wissenschaftlichen Fördergremiums der Schweiz. MS-Gesellschaft