In che modo i batteri intestinali influiscono sull’infiammazione nel cervello

ECTRIMS

Le ultime scoperte della ricerca mostrano che i batteri presenti nell’intestino influiscono sui processi infiammatori nel cervello nelle persone con sclerosi multipla. Nel contributo seguente, la Prof. Dr. med. Anne-Katrin Pröbstel riassume le informazioni riguardanti i batteri intestinali emerse nell’ambito del congresso specialistico ECTRIMS 2021.

La composizione della flora intestinale cambia in caso di sclerosi multipla

Il numero di batteri presenti nel e sul nostro corpo è quasi pari a quello delle cellule. Gran parte di questi batteri alberga nell’intestino ed è coinvolta in molti processi essenziali nel nostro organismo. Diversi studi hanno analizzato la composizione dei batteri intestinali nelle persone con SM. Oggi sappiamo che effettivamente alcuni batteri vengono rilevati in quantità maggiore nelle feci delle persone con SM, e quindi sono in qualche modo collegati con la malattia. D’altra parte, altri tipi di batteri sono presenti in misura minore in questi soggetti.

Dalle ultime scoperte emerge che la composizione dei batteri intestinali nelle persone con SM varia anche a seconda della tipologia di malattia. Ad esempio nella fase iniziale, quando prevale l’infiammazione attiva, sono presenti batteri diversi nell’intestino delle persone colpite rispetto alle fasi più avanzate della malattia. In alcuni studi pubblicati di recente, i ricercatori hanno scoperto che, a seconda delle forme e degli stadi della malattia, cambia anche il comportamento dei batteri, ad esempio nella produzione di componenti importanti come gli amminoacidi e nella riparazione del loro patrimonio genetico.

Sappiamo che i batteri intestinali cambiano anche durante il decorso della SM, ma non è ancora chiaro se questa informazione possa essere sfruttata per il trattamento, né conosciamo il motivo di tali cambiamenti. La malattia o gli attacchi sono scatenati da batteri intestinali «cattivi»? O piuttosto i batteri reagiscono ai cambiamenti provocati nel corpo dalla malattia?

La composizione dei batteri intestinali potrebbe essere influenzata da diversi fattori come l’alimentazione e il trattamento effettuato

Occorre quindi analizzare più in dettaglio se è possibile migliorare la composizione dei batteri intestinali nelle persone con SM o se un trattamento efficace può anch’esso determinare dei cambiamenti. Dal momento che la composizione dei batteri intestinali dipende anche dall’alimentazione, diversi gruppi di ricerca hanno analizzato l’influenza di quest’ultima sulla malattia. Emerge che un’alimentazione ricca di isoflavoni potrebbe avere un effetto protettivo, a condizione che vi siano batteri intestinali in grado di processarli (gli isoflavoni sono componenti naturali presenti in alcune piante). Anche alcune diete, ad esempio la classica riduzione delle calorie o il digiuno intermittente, o un’integrazione alimentare a base di propionato (un sale che nell’intestino si trasforma in acido propionico) potrebbero avere ripercussioni positive e ridurre alcuni processi infiammatori.

Gli studi ancora in corso del nostro gruppo di ricerca stanno indagando se e come l’efficacia del trattamento della SM, ad esempio con dimetil fumarato, abbia effetti sui batteri intestinali.

L’interazione di cellule immunitarie e batteri intestinali nella SM

La SM è una malattia autoimmune: le cellule immunitarie del corpo attaccano il sistema nervoso e provocano un’infiammazione. Da qui l’idea di analizzare più in dettaglio se e come i batteri intestinali possano influenzare le diverse cellule immunitarie, che a loro volta possono influire sull’infiammazione nel sistema nervoso.

Alcuni ricercatori giapponesi hanno dimostrato che i segnali innescati da batteri intestinali potrebbero influire sul funzionamento delle cosiddette cellule T ausiliarie facendo loro innescare una maggiore reazione infiammatoria contro il sistema nervoso. Questo dimostra chiaramente che nella SM i batteri intestinali hanno un ruolo nell’aggravare la malattia.

D’altra parte, però, i batteri intestinali potrebbero anche interagire positivamente con il nostro sistema immunitario, come hanno mostrato di recente i dati del nostro gruppo di ricerca. Se si confrontano le persone con SM con un attacco in corso con quelle in fase di remissione, le prime presentano nelle feci un minor contenuto di Immunoglobuline di tipo A (IgA), ma un contenuto maggiore nel tessuto nervoso. Effettivamente un determinato tipo di cellule B, che producono IgA, si ritrova nel contesto delle lesioni infiammatorie del tessuto nervoso in persone con SM.

Queste cellule B che sintetizzano IgA hanno origine nell’intestino, dove sono state stimolate da diversi batteri locali prima di migrare nel cervello. È ancora più interessante il fatto che lì tali cellule B non fanno progredire ulteriormente l’infiammazione, ma producono sostanze che la ostacolano e quindi è lecito pensare che potrebbero anche influire positivamente sulla malattia.

Così nell’ultimo anno abbiamo acquisito ulteriori nuove conoscenze per comprendere la relazione tra i cambiamenti nel contesto dell’intestino e i processi infiammatori che caratterizzano i tessuti nervosi delle persone con SM. Si tratta di un passo importante per capire meglio i processi che innescano la SM e trovare nuove possibilità di trattamento in futuro.

Questi risultati sono stati illustrati su «ECTRIMS 2021». L’edizione di quest’anno del congresso dedicato alla SM si è tenuta in formato digitale dal 13 al 15 ottobre 2021.

Autrici: Prof. Dr. med. Anne-Katrin Pröbstel, Dr. Lena, Siewert, Elisabeth Pössnecker Dipartimenti di Neurologia, Biomedicina e Ricerca clinica, Ospedale universitario di Basilea e Università di Basilea